La morte nei film di animazione
Traduzione a cura di Annamaria Martinolli
Stai pensando di guardare Alla ricerca di Nemo con tuo figlio? Accetta un consiglio: salta i primi cinque minuti. (affermazione che ha dato origine al presente studio)
I primi cinque minuti di Alla ricerca di Nemo sono peggio della scena della doccia di Psycho. (commento di un partecipante al presente studio)
Il presente studio scientifico è stato pubblicato, il 16 dicembre 2014, sul British Medical Journal (BMJ 2014;349:g7184). L’autore è il professore associato di epidemiologia Ian Colman. La traduzione è a cura di Annamaria Martinolli.
Studi recenti dimostrano che la maggiore diffusione dei media visivi nella società moderna fa sì che l’inculturazione dei bambini avvenga sempre di più attraverso la televisione e i film. Questo discorso vale anche per la comprensione della morte. All’età di dieci anni, i bambini sono perfettamente in grado di capire che la morte è un evento irreversibile, permanente e inevitabile. Prima di questa età, tuttavia, molti di loro comprendono solo in parte il suo significato a causa di una mancata maturità cognitiva nei confronti del concetto.
Le morti sulle schermo e le situazioni violente possono spaventare i bambini più piccoli esposti a esse e generare forti conseguenze spesso destinate a durare nel tempo. Il problema si presenta soprattutto quando i bambini non sono stati preparati, attraverso un dialogo onesto con i genitori o chi li accudisce, ad affrontare simili tematiche. Le persone che si occupano di loro svolgono un ruolo fondamentale nella corretta comprensione del concetto di morte da parte dei bambini. Negli ultimi secoli l’indice di mortalità infantile è diminuito ma la morte si è trasformata in un argomento sempre più tabù quando si tratta di parlarne con i più piccoli. Capita che gli adulti cerchino di proteggere i bambini da un simile evento utilizzando delle metafore, – ad esempio, riferendosi a una persona cara appena scomparsa dicendo “è andata in cielo” – , questo rischia di ostacolare una comprensione adulta della morte, lasciando ipoteticamente i bambini impreparati ad affrontare la situazione che gli si presenta sullo schermo.
Le morti sullo schermo possono risultare molto traumatiche per i bambini poiché li espongono alla perdita della vita. La morte, spesso raccapricciante e sensazionalistica, è presente soprattutto nei film di origine nordamericana. Molti genitori si preoccupano di proteggere i loro figli dalle carneficine e dal sangue che scorre a fiumi nei film destinati a un pubblico adulto. In effetti, l’attuale sistema di classificazione dei film in base alle fasce d’età ideato dalla Motion Picture Association of America ha proprio lo scopo di permettere ai genitori di proteggere i figli da contenuti inappropriati. I film classificati come “G: adatti a tutti” sono privi di contenuti che “possono in qualche modo risultare inadatti ai bambini di ogni età”. Di conseguenza, ci si aspetterebbe da questi film un’esperienza visiva senza l’orrore dilagante presente nelle pellicole più note oggetto di una classificazione più restrittiva.
Nel presente studio ci siamo avvalsi di tecniche di analisi di sopravvivenza per esaminare il tempo che intercorre fino alla morte sullo schermo di personaggi rilevanti nei film di animazione per poi compararlo con quello della prima morte in film destinati a un pubblico adulto. La nostra ipotesi è che nei film di animazione, in contrasto con la definizione di essere privi di contenuti inadatti ai bambini, la morte e la distruzione dilaghino.
Il gruppo di esposizione dello studio è costituito dai quarantacinque film di animazione che hanno registrato al botteghino l’incasso lordo più elevato di tutti i tempi, tenendo conto dell’inflazione. I film sono stati inclusi nella lista se l’Internet Movie Database li ha inseriti sotto l’etichetta “animazione” e se sono stati classificati “G: per tutti” o “PG: si consiglia la presenza di un adulto”. Sono stati esclusi i film in cui i personaggi principali non sono né umani né animali (ad esempio: automobili, robot e giocattoli) poiché il concetto di mortalità nei personaggi inanimati o antropomorfi non è così chiaro. Sono stati esclusi anche i sequel perché alcuni personaggi rilevanti possono essere deceduti già negli episodi precedenti. Le date di uscita dei film coprono un arco di tempo che va dal 1937 (Biancaneve e i sette nani) al 2013 (Frozen).
I film oggetto di comparazione includono i due film che hanno registrato i maggiori incassi al botteghino nello stesso anno di uscita del film di animazione in esame, etichettati come “drammatico” dall’Internet Movie Database ed escludendo i sequel. Abbiamo ritenuto che ci fosse una maggiore probabilità per questi film di esseri visti da un solo pubblico adulto. Se nella lista è stato incluso più di un film di animazione per lo stesso anno, abbiamo selezionato i due film drammatici al terzo e al quarto posto degli incassi al botteghino come comparazione. Abbiamo escluso i film etichettati come “azione” o “avventura” in quanto distribuiti, e visti, anche dai ragazzi. Il gruppo di film oggetto di comparazione contiene comunque numerosi sottogeneri, tra cui l’horror (ad esempio: L’esorcismo di Emily Rose, Le verità nascoste) e thriller (ad esempio: Pulp Fiction, The Departed, Il cigno nero). La lista completa dei film di animazione e delle pellicole oggetto di comparazione è disponibile a questo link.
Il nostro esito primario è costituito dal tempo che intercorre dall’inizio del film alla prima morte sullo schermo di un personaggio rilevante. Con personaggio rilevante si intende: un personaggio principale, un amico o un familiare del personaggio principale, il cattivo o la nemesi presenti nel film. L’esito secondario ha focalizzato l’attenzione degli osservatori su due fattori contestuali che possono risultare particolarmente traumatici per i bambini: casi in cui la prima morte sullo schermo è un omicidio (eccezion fatta per i combattimenti in tempo di guerra) e casi in cui la prima morte è quella di un genitore del personaggio principale. In quattro casi (due film di animazione e due pellicole oggetto di comparazione) è stata rilevata una morte non permanente (il personaggio tornava in vita in seguito). Tali eventi sono stati inclusi negli esiti poiché assistere a queste morti sullo schermo può comunque causare un trauma ai bambini indipendentemente dal fatto che poi il personaggio resuscita. Ad ogni modo, la scelta di omettere questi casi in quanto situazioni di non morte non avrebbe modificato il pattern di risultati e nemmeno il loro significato. Assistenti di ricerca qualificati hanno raccolto i dati utilizzando un protocollo di codifica standard. Un gruppo di esperti critici cinematografici (amatoriali) (IC, MK, MW) ha risolto i casi ambigui e poco chiari per consenso.
Ci siamo avvalsi della regressione di Cox per esaminare l’effetto del tipo di film (di animazione versus film oggetto di comparazione) sul tempo trascorso fino alla prima morte sullo schermo. Per tenere conto del fatto che i film di animazione sono spesso più brevi dei film per adulti, abbiamo incluso la durata totale come covariata. Le curve di sopravvivenza presentate si basano quindi su queste regressioni di Cox aggiustate per la durata totale. L’ipotesi di rischio proporzionale è stata testata con la procedura sviluppata da Therneau e Grambsch (test pendenza non zero dei residui di Schoenfeld) e con l’ipotesi sostenuta (χ2=0.71, P=0.40). Infine, abbiamo incluso gli anni trascorsi dall’uscita dei film e l’interazione tra i tipi di film e questi anni trascorsi come covariate per analizzare se con il passare del tempo la mortalità nei film è aumentata.
L’analisi dei dati è stata condotta con il software Statistical Package for Social Science 21.0.
Due terzi dei film di animazione per bambini contengono la morte sullo schermo di un personaggio rilevante, mentre nei film per adulti oggetto di comparazione una simile situazione è stata rilevata nella metà delle pellicole. Nei film di animazione le cause di morte più comuni includono attacchi di animali e cadute (intenzionali o meno); nei film oggetto di comparazione, invece, le morti sono causate soprattutto da colpi di arma da fuoco, incidenti con veicoli a motore e malattie. Tra le morti sullo schermo più precoci si segnalano quella di Alla ricerca di Nemo, in cui la madre di Nemo viene mangiata da un barracuda quattro minuti e tre secondi dopo l’inizio del film e quelle di Tarzan, dove i genitori del protagonista vengono uccisi da un leopardo quattro minuti e otto secondi dopo l’inizio. Tra i film per adulti, il padre di Cecil Gaines, protagonista di The Butler: Un maggiordomo alla Casa Bianca, viene ucciso a colpi di pistola sotto gli occhi del figlio sei minuti dopo l’inizio.
La Figura 1 mostra le curve di sopravvivenza dei personaggi rilevanti nei film di animazione e nei film oggetto di comparazione. Dopo l’aggiustamento per la durata totale della pellicola e gli anni trascorsi dall’uscita dei film abbiamo rilevato che il rischio di morte sullo schermo di personaggi rilevanti è più alto nei film di animazione che in quelli oggetto di comparazione (hazard ratio 2.52, intervallo di confidenza al 95% da 1.30 a 4.90). L’interazione tra i tipi di film e gli anni trascorsi dall’uscita non è risultata essere un predittore significativo di mortalità (P=0.16).
Il rischio di omicidi sullo schermo di personaggi rilevanti si è dimostrato più alto nei film di animazione per bambini che nei film oggetto di comparazione. Dopo l’aggiustamento per la durata totale della pellicola e gli anni trascorsi dall’uscita dei film, l’hazard ratio era di 2.78 (intervallo di confidenza al 95% da 1.02 a 7.58; Figura 2). L’interazione tra i tipi di film e gli anni trascorsi dall’uscita non è risultata essere un predittore significativo di omicidio (P=0.18).
La Tabella 2 mostra nel dettaglio le vittime nei film di animazione per bambini a confronto con quelle dei film oggetto di comparazione, elencate in base al rapporto con il protagonista principale. Dai nostri dati si rileva che genitori, nemesi e bambini sono più spesso le prime vittime sullo schermo nei film di animazione per bambini, mentre nei film drammatici per adulti capita più spesso che il primo a morire sia proprio il protagonista stesso.
La Figura 3 mostra le curve di sopravvivenza riguardanti le morti sullo schermo dei genitori. Dai risultati si deduce che il rischio della morte di un genitore è più alto nei film di animazione per bambini che nei film oggetto di comparazione (hazard ratio 5.76, intervallo di confidenza al 95% da 0.98 a 33.9, P=0.053). L’interazione tra i tipi di film e gli anni trascorsi dall’uscita non è risultata essere un predittore significativo di mortalità di un genitore (P=0.46).
L’analisi di centotrentacinque film nordamericani che hanno battuto ogni record di incassi ha evidenziato come il rischio di morte di un personaggio rilevante sia più alto nei film di animazione per bambini che nei film oggetto di comparazione usciti lo stesso anno. In particolare, il rischio di omicidio è risultato più alto nei film di animazione per bambini che nei film drammatici per adulti. Niente lascia supporre che questi risultati siano cambiati dal 1937, quando la matrigna di Biancaneve, la regina cattiva, viene colpita da un fulmine, precipita da un burrone e finisce schiacciata da un masso mentre viene inseguita da sette nani vendicativi.
I bambini tra i due e i cinque anni trascorrono circa trentadue ore a settimana a contatto con i media visivi, film compresi. Come affermano molti genitori, i bambini tendono a guardare lo stesso film numerose volte e quindi le probabilità che siano ripetutamente esposti a morti sullo schermo aumenta. L’esposizione a morti sullo schermo e a omicidi può avere un effetto deleterio e di lunga durata sui bambini, soprattutto se molto piccoli. Studi recenti dimostrano che l’esposizione attraverso i media a traumi reali (come un attacco terroristico) può scatenare sintomi di stress post-traumatico nei bambini. Anche se sono i bambini più grandi quelli che tendono a provare maggiore paura di fronte al resoconto di fatti reali da parte dei media, i bambini sotto i sette anni sono quelli che rischiano più facilmente di spaventarsi quando assistono a eventi irrealistici o impossibili proiettati sullo schermo e possono in seguito sperimentare simili deleterie conseguenze dopo la visione di un film di animazione.
Durante uno studio sperimentale, i bambini esposti alla visione di morti fittizie sullo schermo hanno manifestato una crescente preoccupazione riguardo al possibile verificarsi di simili eventi e hanno cercato maggiormente di evitare le situazioni a essi pertinenti. Ad esempio, i bambini che hanno assistito a un film in cui si verifica un annegamento erano meno desiderosi di salire su una canoa rispetto agli altri bambini. Gli effetti dell’esposizione alle morti fittizie nei film di animazione non sono stati studiati. Tuttavia, alcune ricerche indicano che la visione di cartoni animati violenti influenza il comportamento dei bambini, e questo lascia intuire che l’esposizione alle morti sullo schermo dei film di animazione può avere conseguenze simili. Negli esempi da noi analizzati le cause comuni di morte sono attacchi di animali e defenestrazioni, il che può indurre i bambini a sviluppare forme potenzialmente debilitanti di fobie per gli animali, le altezze o entrambi. Gli omicidi avvengono con una percentuale tre volte superiore nei film di animazione per bambini rispetto a quelli drammatici per adulti. Queste morti possono risultare particolarmente traumatiche per i giovani spettatori a causa della loro natura intrinsecamente violenta.
I risultati della nostra ricerca evidenziano come i genitori dei personaggi principali sono il target primario delle morti sullo schermo nei film di animazione per bambini. Nel campione analizzato, il rischio della morte di un genitore è di cinque volte più alto nei film di animazione rispetto ai film drammatici per adulti. Considerato il ruolo centrale svolto dai bambini come personaggi nei film di animazione a essi rivolti, rispetto ai film destinati agli adulti, risulta evidente che la figura dei genitori, o il riferimento a essi, ha una maggiore probabilità di comparire innanzitutto in questi film, influenzando il confronto da noi realizzato. Tuttavia, la morte di un genitore può rivelarsi una tematica particolarmente difficile da affrontare per un bambino. La separazione da un genitore è normalmente fonte di preoccupazione per i bambini, e infatti il disturbo da ansia di separazione è il disturbo da ansia più diagnosticato nell’infanzia. Affrontare ripetutamente questa paura sullo schermo può essere traumatico per i bambini, soprattutto se non se lo aspettano.
Nel campione analizzato, i cattivi e le nemesi sono anch’essi personaggi con alta probabilità di morire per primi nei film di animazione rispetto a quelli per adulti oggetto di comparazione. Questo complica le implicazioni morali. Alcuni autori hanno evidenziato come la morte degli antagonisti nei film per bambini venga spesso giustificata inviando il discutibile messaggio morale che “i cattivi ragazzi” sono destinati a morire.
Ci siamo soffermati a lungo sulle possibili conseguenze negative che l’esposizione alla morte nei film di animazione può avere sui bambini piccoli. È anche possibile che un’esposizione di questo tipo abbia un impatto positivo sull’adattamento dei bambini alla morte e sulla sua comprensione, se trattata in modo adeguato. I film che modellano una risposta adeguata al dolore potrebbero aiutare i bambini ad acquisire una comprensione più profonda del significato di morte. Tuttavia, la morte e/o il processo di afflizione rimane spesso senza risposta nei film di animazione per bambini. Un’importante eccezione è rappresentata dal Re Leone che ritrae il protagonista mentre sperimenta un complesso processo di afflizione che alla fine lo porta a una sana accettazione della morte del padre, arrivando perfino a perdonare il suo assassino.
I film che mettono in scena la morte sotto questo aspetto più sfaccettato potrebbero rivelarsi un prezioso punto di partenza per una discussione tra adulti e bambini. In effetti, la cinematerapia viene a volte utilizzata per facilitare l’aiuto psicologico ad adolescenti in lutto, ed è una pratica terapeutica che si può estendere anche ai bambini.
La nostra analisi si è occupata nello specifico solo delle morti che avvengono sullo schermo. Benché queste possano risultare particolarmente traumatiche per i giovani spettatori, le morti fuori dallo schermo, o che si verificano prima dell’inizio del film, possono anch’esse esporre i bambini alla tematica oggetto del presente studio. Come recentemente sottolineato anche dai media (vedesi ad esempio l’articolo pubblicato nella versione online del Daily Mail: Why does Disney hate parents? Ever noticed your favourite films always kill off mum and dad), l’assenza dei genitori, per causa di morte o altre ragioni, è molto comune nei film di animazione per bambini. Indubbiamente questa assenza nasce spesso da esigenze drammaturgiche, in modo che i bambini protagonisti si trovino ad affrontare delle avversità e che l’avventura si svolga senza ostacoli di sorta. In effetti, la morte dei genitori è stata per lungo tempo una tematica molto sfruttata nella letteratura per l’infanzia. Ad esempio, le raccolte di racconti dei fratelli Grimm (sulle quali si basano molti film di animazione) contengono scene di morte raccapriccianti a profusione, sia che si tratti di genitori sia di altri personaggi. Non siamo in grado di valutare in che modo l’eventuale inclusione nel nostro studio delle morti fuori dallo schermo avrebbe potuto influenzarne i risultati; considerata l’elevata incidenza della “condizione di orfano” nei film di animazione, ammettiamo una possibile sottostima da parte nostra della prevalenza della morte in questo tipo di film e delle sue implicazioni sugli spettatori.
Abbiamo preso in esame solo le prime morti sullo schermo nei film di animazione e in quelli oggetto di comparazione. Mentre dunque i risultati dimostrano che i personaggi dei film di animazione muoiono prima, il numero totale di morti può rivelarsi più alto nei film drammatici destinati agli adulti. Inoltre, abbiamo considerato solo la presenza o assenza di morti sullo schermo e non abbiamo valutato il realismo o la violenza di queste morti. Un numero più elevato di morti raccapriccianti può risultare più traumatico per i bambini. Tuttavia, i film oggetto del nostro studio includono tre casi di morte per colpi di arma da fuoco (Bambi, Peter Pan, Pocahontas), due accoltellamenti (La bella addormentata nel bosco, La sirenetta) e cinque attacchi di animali (A Bug’s Life, I Croods, Dragon Trainer, Alla ricerca di Nemo, Tarzan) evidenziando che le morti spaventose sono molto diffuse nei film per bambini.
Un altro potenziale limite al presente studio è la nostra impossibilità di tenere all’oscuro i valutatori degli esiti riguardo alle condizioni e ipotesi della ricerca. Abbiamo utilizzato un foglio di codifica standard e ogni situazione ambigua (n=6) è stata risolta per consenso. In un’analisi di sensibilità abbiamo codificato queste situazioni ambigue utilizzando la maggiore cautela possibile (ovvero, classificandole come “non morte” nel caso di film di animazione per bambini e come “morte” nel caso dei film oggetto di comparazione); questo non ha determinato alcuna differenza nel campione studiato né nel valore dei risultati.
Questo è il primo studio scientifico ad avvalersi delle tecniche di analisi di sopravvivenza per esaminare i casi di morte nei film di animazione. Siamo arrivati alla conclusione che i film di animazione, anziché essere innocue alternative al sangue e alle carneficine a cui ci hanno abituati i film americani, sono focolai di omicidi e ferimenti. I genitori possono prendere in considerazione la possibilità di accompagnare i figli durante la visione nel caso necessitino di supporto emotivo di fronte agli inevitabili orrori che gli si dispiegheranno davanti.
Un sito molto utile per valutare se un film di animazione è adatto ai propri figli è CommonSenseMedia.org.
Informazioni aggiuntive
Hanno preso parte allo studio: Mila Kingsbury, psicologa dello sviluppo; Murray Weeks, psicologo dello sviluppo; Anushka Ataullahjan, dottoranda; Marc-André Bélair, studente di laurea magistrale; Jennifer Dykxhoorn, studentessa di laurea magistrale; Katie Hynes, studentessa universitaria; Alexandra Loro, studentessa universitaria; Michael S Martin, dottorando; Kiyuri Naicker, dottoranda; Nathaniel Pollock, dottorando; Corneliu Rusu, studente di laurea magistrale; James B Kirkbride e Sir Henry Dale, ricercatore.