Il teatro di Noël Coward vol. 1
«La classica illusione secondo la quale il successo trasforma automaticamente un essere umano ordinario in un mostro di egotismo, nel mio caso, è andata in pezzi. Non sono mai stato presuntuoso, arrogante, sgarbato od offensivo nei confronti dei camerieri. Spesso le persone mi definiscono “alla buona” e “incredibilmente umano”. Entrambe le definizioni, tuttavia, malgrado siano di una gratificante superficialità, si rivelano, a una più attenta analisi, abbastanza sciocche. Il più delle volte, la presunzione è la manifestazione esteriore di un senso interiore di inferiorità. Gli stupidi si dimostrano spesso presuntuosi perché hanno inconsciamente paura di venire scoperti e temono che uno sguardo perspicace riesca a penetrare la loro facciata e svelare la timida confusione che vi si nasconde. In linea generale, le persone più boriose che io abbia mai incontrato sono quelle che nella vita non hanno mai ottenuto alcunché. Io non sono né stupido né spaventato, e la percezione che ho dell’importanza che rivesto per il mondo è relativamente scarsa; tuttavia, la percezione che ho dell’importanza che rivesto per me stesso è terribile: io sono tutto quello che ho, e sono colui con cui devo lavorare, recitare, soffrire e gioire. Non è lo sguardo degli altri quello di cui diffido, è il mio, e non desidero affatto deludere me stesso più del necessario. Di conseguenza, ho scoperto che meno illusioni mi faccio su di me e sul mondo che mi circonda, migliore compagnia riuscirò a essere per la mia persona».
(Noël Coward)
a cura di Annamaria Martinolli
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