La vendetta femminile: violenza, assurdità e umorismo nero nei racconti brevi di Roald Dahl (I)
Traduction de Annamaria Martinolli
Cucinare l’arma del delitto: La casalinga assassina in Cosciotto d’agnello (1953)
Il presente testo è un frammento del saggio pubblicato sul Journal of College of Education for Women, vol. 27 (3) 2016, University of Baghdad, Iraq, pp. 1172-1175. L’autrice è la dottoressa Maysaa Husam Jaber. La traduzione è a cura di Annamaria Martinolli.
Cosciotto d’agnello, in originale Lamb to the Slaughter, è un racconto di amara ironia e umorismo nero. È incentrato sulla vendetta e il desiderio di regolare i conti con gli altri. All’inizio, Mary Maloney ci viene presentata immersa nelle gioie della vita domestica mentre aspetta un bambino e attende il rientro del marito, il poliziotto Patrick, dalla sua giornata di lavoro. Le gioie vanno subito in frantumi quando lui le comunica la sua intenzione di lasciarla senza darle alcuna spiegazione. Mary si trasforma da casalinga in assassina nell’istante in cui colpisce il marito con un cosciotto d’agnello uccidendolo. Quando i colleghi di Patrick si presentano in casa della donna per indagare sull’omicidio, Mary gli cucina il cosciotto per cena e il racconto si conclude con i poliziotti che si mangiano l’arma del delitto e quindi anche l’unica prova del gesto compiuto da Mary.
All’inizio del racconto, Mary ci appare in un contesto domestico. Sta aspettando il marito e vuole preparargli la cena: “Ogni tanto lanciava un’occhiata alla pendola, ma senza provare ansia, al solo scopo di rasserenarsi al pensiero che a ogni minuto che passava il momento del rientro del marito si avvicinava”. Sta cucendo, attività associata a un lavoro domestico, ed è “stranamente tranquilla”. È anche incinta, il che va a integrare il suo personaggio femminile di casalinga. Questo personaggio, tuttavia, subisce una rapida trasformazione quando Mary diventa un’assassina. Quando Mary viene introdotta nel racconto, sembra gentile, perfino sottomessa. Appende il cappotto del marito e gli porta da bere. Il tempo che trascorre con lui viene descritto come segue: “Per lei quello era il momento più bello della giornata. Sapeva che lui non aveva voglia di parlare se non dopo aver finito il primo bicchiere e lei, dal canto suo, era felice di starsene in silenzio a godersi la sua compagnia, dopo tante ore di solitudine lì in casa”.
Il cambiamento del carattere di Mary è l’enigma, nonché il tema principale, del racconto. La messa in evidenza, da parte di L. H. Makman[1], del “ribaltamento dei ruoli” nella narrativa di Roald Dahl come una delle tematiche più pervasive della sua produzione romanzesca sia per adulti che per bambini è pertinente a Cosciotto d’agnello. La storia ruota attorno al perché e al come Mary si trasformi all’improvviso in un’assassina. Tutto si riallaccia alla vendetta e a come Mary abbia agito da vendicatrice quando ha dovuto affrontare la decisione del marito di lasciarla. Il metodo per commettere l’omicidio, utilizzando un cosciotto d’agnello di cui lei si libera in modo insolito, comunica il suo ruolo centrale nella storia in quanto donna che compie una crudele vendetta sul marito.
Nel racconto la linea che separa l’intenzione deliberata di uccidere e il lato impulsivo del delitto è molto sottile. Alla fine della storia, ci chiediamo se Mary abbia agito impulsivamente, come in seguito a uno shock dovuto alla notizia che il marito stava per lasciarla, o se viceversa sia un’abile orditrice di intrighi che ha pianificato con intelligenza l’omicidio dell’uomo. Il tema della vendetta si colloca nella tensione originata dall’incertezza tra questi due stati. È sempre questa tensione a costituire l’interrogativo principale attorno all’agire di Mary come moglie vendicativa. La storia affronta la costruzione della femminilità e del potere così come delineati nella caratterizzazione di Mary. Nel racconto, il concetto di dolce femminilità e l’ideale della “brava moglie” crollano quando Mary si trasforma di colpo da casalinga in assassina. Il ruotare della storia attorno all’enigma sulle intenzioni omicide di Mary apre strade per esaminare come viene affrontata la tematica della vendetta nella narrativa di Roald Dahl. Le ragioni e i motivi alla base dell’omicidio del marito da parte della protagonista sorreggono il mistero non solo allo scopo di focalizzare l’attenzione sulla caratterizzazione del personaggio femminile, ma anche per creare la suspense narrativa. A questo, va ad aggiungersi la vaghezza e l’oscurità della ragione per cui Patrick la lascia. Anche dopo l’omicidio, il motivo preciso per cui il poliziotto abbandona la moglie incinta non è chiaro. Tuttavia, seguire la reazione della donna all’omicidio dopo il verificarsi del fatto fornisce utili informazioni sulle questioni di cui sopra:
Benissimo, si disse. Così l’ho ucciso.
Strano, ora, come la mente le si schiarisse di colpo. Si mise a pensare e i pensieri si succedevano velocissimi. Come moglie di un poliziotto sapeva quale sarebbe stata la condanna. Benissimo. Per lei non aveva nessuna importanza. In effetti, sarebbe stato addirittura un sollievo. D’altro canto, che ne sarebbe stato del bambino? Li uccidono entrambi: mamma e figlio? O aspettano il decimo mese? Cosa fanno? Mary Maloney non sapeva darsi una risposta. E, certamente, non era disposta a correre alcun rischio.
Lo stato mentale di Mary, “come la mente le si schiarisse di colpo”, e le domande che si pone sui prossimi passi da compiere, nonché la sua determinazione nell’evitare la condanna, ne fanno una donna intelligente e calcolatrice. Questo risulta evidente soprattutto quando va in bagno a sistemarsi il trucco e inizia a provare le battute da dire al fruttivendolo nel tentativo di crearsi un alibi – uno scenario che include il ritrovamento del corpo del marito quando lei rientra dalla spesa:
Provò a sorridere. Venne fuori una strana smorfia. Provò di nuovo. “Salve, Sam”, disse ad alta voce, in tono vivace. Vivace ma anche un tantino strano. “Vorrei delle patate, Sam. Sì, e magari anche una scatola di piselli”. Un po’ meglio, così. Sia il sorriso sia la voce sembravano più naturali, ora. Provò parecchie altre volte ancora, poi scese di sotto, infilò il cappotto, andò alla porta sul retro, attraversò il giardino e fu fuori in strada.
In parte, la ragione per la quale Mary riesce a nascondere il suo delitto con ingegnosità e precisione è che, in quanto moglie di un poliziotto, conosce le procedure della polizia e i metodi di indagine. Sa anche che i colleghi del marito inizieranno a cercare prove. La più grande ironia è come la prova viene consumata dai poliziotti. C’è perversità e assurdità nel modo in cui un cosciotto d’agnello (destinato a essere cucinato per cena) viene trasformato in un’arma del delitto e poi, dopo essere diventato tale, si riconverte in un pasto serale. Quando viene mangiato dai poliziotti, è come se il cosciotto d’agnello distruggesse letteralmente l’unica prova che Mary ha ucciso Patrick. Il racconto presenta un movimento circolare che non fa che dipingere un quadro piuttosto assurdo degli eventi dove si lotta per attribuire il significato recondito dell’improvviso cambiamento di Mary, e più in generale si lotta per trovare una spiegazione a come la gente pensa e agisce.
Questo ribaltamento illustra l’intelligenza di Mary e la sua abilità nel vendicarsi come un’assassina perfetta. Testimonia anche il grottesco della scrittura creativa di Dahl. Il titolo originale Lamb to the Slaughter ha un significato che va al di là di quello letterale. Innanzitutto, è un’espressione che suggerisce che qualcosa di brutto o catastrofico sta per accadere senza che ce ne sia consapevolezza (come una bestia condotta al macello). In questo caso Patrick sta andando incontro alla morte e ignora del tutto quanto essa sia imminente. Ma il titolo contiene anche un’allusione biblica. Nella versione di re Giacomo del testo religioso, c’è un riferimento all’agnello: Io ero come un docile agnello che si conduce al macello; io non sapevo che tramavano macchinazioni contro di me dicendo: «Distruggiamo l’albero con il suo frutto, sterminiamolo dalla terra dei viventi; affinché il suo nome non sia più ricordato».
In mano a Mary l’agnello, anche simbolo di serenità e vulnerabilità, si trasforma in un’arma mortale:
Brandì il cosciotto d’agnello alto nell’aria e glielo calò con tutta la forza che aveva sulla testa. Fu come se l’avesse colpito con una spranga di ferro.
L’omicidio viene descritto con tale dovizia di particolari da rendere palese la violenza, il grottesco e la morbosità del gesto di Mary:
Si ritrasse di un passo e rimase lì in attesa. E lo strano fu che lui rimase fermo impalato per almeno cinque secondi, dopodiché crollo sul tappeto.
Il crollo improvviso, il rumore, il fatto che anche il tavolino cadesse, l’aiutarono a riprendersi dallo shock. Stupita, con un senso di freddo addosso, si riscosse a poco a poco e rimase lì a guardare il corpo a terra, sbattendo le palpebre, sempre stringendo con ambedue le mani quel ridicolo pezzo di carne.
Da questo ne consegue che gli interrogativi sollevati da Cosciotto d’agnello sono due: Patrick è l’unica vittima essendo la persona che viene uccisa? O il gesto di Mary, moglie tradita e abbandonata, è da giustificare? Il ragionamento si riallaccia direttamente anche all’idea che noi ci facciamo di Patrick: è un crudele marito senza cuore che non ha alcuna considerazione per la moglie? O, in retrospettiva, dopo aver visto di cosa è capace Mary, forse il lettore sarebbe spinto a riconsiderare questo giudizio e vedrebbe lei come una donna vendicativa?
Mary sembra calma e spietata tranne nel momento in cui si china sul corpo del marito e piange subito dopo essere rientrata dal fruttivendolo. Dice a se stessa: “Così va bene”, e si convince ad agire con “naturalezza” perché “non ci sarà bisogno di inscenare alcunché”. Finge anche di chiamare il marito e orchestra una sceneggiatura in cui si imbatte nel suo cadavere come se ne fosse scioccata:
“Patrick!”, chiamò. “Come va, tesoro?”.
Mise giù il fagotto sul tavolo e andò nel soggiorno; e quando lo vide steso a terra con le gambe piegate e un braccio sotto il capo, fu davvero uno shock per lei. Tutto l’amore di un tempo, l’attaccamento, le esplose dentro. Corse da lui, gli si inginocchiò accanto e si mise a piangere di tutto cuore. Fu facilissimo. Non fu necessario recitare.
Ma neanche in questo caso Roald Dahl spiega con chiarezza le sue ragioni. Sembra che Mary abbia perso il controllo per un istante ma poi il testo mostra che lei intendeva davvero compiere quel gesto come parte del piano per nascondere l’omicidio. Esattamente come il motivo per cui Patrick lascia la moglie, il testo non spiega dove tracciare la linea di demarcazione tra i veri sentimenti di Mary e una recita che la donna ha perfezionato come parte del piano per passarla liscia. Il finale della storia conferma la ricetta utilizzata da Dahl nelle sue opere di narrativa: umorismo nero condito con perversa violenza (in questo caso perpetrata da una donna). Il racconto infatti, con un mix di elementi di ferocia, umorismo e imprevedibilità umana, può essere definito una storia per bambini rivolta maggiormente agli adulti. Il finale enfatizza bene questa ricetta, e vede i poliziotti impegnati a mangiarsi il cosciotto:
“No. Meglio non mangiarlo tutto”.
“Lei vuole che lo finiamo”.
“Okay, allora. Dammene un altro pezzetto”.
“Dev’essere stata una grossa spranga quella che il tipo ha usato per colpire il povero Patrick”, stava dicendo uno di loro.
“Il dottore ha detto che aveva il cranio fracassato come se fosse stato colpito con un martello”.
“Per questo non dovrebbe essere difficile trovarla”.
“E io cosa dicevo?”.
“Chiunque sia stato, non può andarsene a lungo in giro con un affare del genere”.
“Personalmente sono convinto che si trova ancora qui in casa”.
“Magari l’abbiamo proprio sotto il naso. Tu che dici Jack?”.
Nell’altra stanza, a Mary Maloney scappò da ridere.
Il dialogo tra i poliziotti è carico di ironia visto che il lettore conosce la storia del cosciotto e anche chi è l’assassino. Di conseguenza, il finale fonde perversa comicità e ironia: che l’arma sia “sotto il loro naso” è un chiaro esempio di ironia verbale associata a umorismo nero visto che il cosciotto viene divorato dalle stesse persone che dovrebbero trovarlo. Come asserito da Jeremy Treglown[2], la storia di Mary Maloney che uccide il marito è “un thriller giallo comico in miniatura destinato a diventare una delle storie più note di Roald Dahl e il cui plot è tra i primi a fare affidamento su un freezer”. Treglown definisce la storia “comica”, sottolineandone l’umorismo nero. L’autore evidenzia anche l’importanza dell’utilizzo della comicità considerandola un punto di forza anziché una debolezza. Quindi, anziché criticare il grottesco della narrativa di Dahl e il suo macabro senso dell’umorismo, come alcuni critici hanno fatto in riferimento alle sue opere, Treglown percepisce diversamente questa caratteristica definendola una qualità distintiva della sua narrativa, e quindi un pregio e non un difetto. Di conseguenza, quando alla fine del racconto Mary ride, non è una risata scherzosa o che diverte: è una testimonianza del fatto che lei ha avuto la meglio sia sul marito morto che sui suoi colleghi poliziotti. È una risata di vittoria che cela l’intensità della vendetta di Mary e la malvagità dimostrata nell’atto dell’omicidio.
In conclusione, la storia offre una critica dell’istituzione del matrimonio e di quella di polizia. Patrick è il collegamento tra le due in quanto marito e poliziotto. Lui e i suoi amici, ingannati e manipolati da Mary, rappresentano la polizia e, per estensione, la legge. Inoltre, il rapporto coniugale e la felicità matrimoniale e domestica presenti all’inizio della storia crollano per trasformarsi in tradimento e omicidio con tale rapidità ed effetto sconvolgente da indurre il lettore a dubitare che essi siano mai esistiti. La storia riconosce Mary come vendicatrice, ma mantiene un alone di mistero, e forse una deliberata oscurità, su come vengono emessi i giudizi morali. Vale a dire che Mary non è descritta come un essere completamente malvagio; è anche una moglie tradita che viene lasciata dal marito senza un’ovvia motivazione. I diversi e contradditori elementi che stanno alla base del mistero del racconto giallo di Roald Dahl sono gli stessi che delineano la critica offerta dalla storia. Dietro le apparenze si nasconde un rapporto coniugale disfunzionale, e tali apparenze vengono fatte a pezzi da una donna che si lancia in azione per ottenere la sua vendetta.
Note
Note:
[1] Makman, L. H. “Roald Dahl (1916-1990)” in Stade, G. and Howard, C. (eds) British Writers Supplement IV. New York: Scribner’s, 1997. p. 219.
[2] Treglown, Jeremy. Roald Dahl: A Biography. New York: Farrar Straus and Giroux, 1994.
I passi del racconto sono qui riportati nella traduzione di Attilio Veraldi per Ugo Guanda Editore, Parma 2004.