Mercadet di Honoré de Balzac: le vicissitudini di una pièce
Translation by Annamaria Martinolli
Il presente articolo è tratto dalla raccolta Hommes et choses de théâtre pubblicata nel 1905 da Calmann-Lévy Éditeurs. L’autore è Adolphe Adérer. La traduzione è di Annamaria Martinolli.
La Comédie-Française, per commemorare Honoré de Balzac, riallestisce la più importante opera drammaturgica del celebre scrittore: Mercadet, l’affarista.
Questa pièce, rappresentata per la prima volta al teatro del Gymnase il 23 agosto 1851, è stata replicata alla Comédie-Française in un’unica occasione, trent’anni fa, il 22 ottobre 1868.
Gli archivi del suddetto teatro conservano, a questo proposito, alcuni documenti alquanto singolari.
Innanzitutto, la decisione del comitato, datata 28 ottobre 1846, in cui si afferma quanto segue: “In alcune occasioni, la Comédie-Française accoglie al suo interno personaggi celebri, essendo questo il caso, il comitato iscrive nel registro delle ammissioni il nome di Balzac, fecondo romanziere”. Il 13 novembre, Balzac ringrazia e annuncia che destinerà alla Comédie-Française una commedia in cinque atti intitolata L’Education des Princes (L’educazione dei principi). Che ne è stato di quest’opera che non compare nell’elenco dei testi teatrali di Balzac? È stata scritta oppure no? Forse che Balzac vi ha rinunciato?… Personalmente lo ignoro; alla Comédie-Française nessuno ha informazioni in merito.
Il 17 agosto 1848, il comitato, presieduto da Bazennerye, assiste alla lettura di una commedia in cinque atti in prosa intitolata Mercadet, l’affarista e il cui autore è Honoré de Balzac. Il testo è ottimo, ma i registri indicano che il 14 e il 15 dicembre (come mai due giorni?) di quello stesso anno il comitato, sempre presieduto da Bazennerye, assiste alla lettura di un’altra commedia in cinque atti in prosa nuovamente intitolata Mercadet, l’affarista e sempre di Honoré de Balzac. In quest’occasione, il testo riceve la dicitura da sottoporre a correzione. La faccenda è alquanto strana. Una pièce, accettata in agosto, viene riletta in dicembre per due giorni di seguito e, in quest’ultimo caso, viene accettata solo a condizione che sia corretta ovvero viene rifiutata. A questo riguardo, Jules Claretie dichiara quanto segue: “Un giorno il signor Got mi ha raccontato che, il giorno della lettura della pièce, Honoré de Balzac non l’aveva ancora ultimata. Mancava l’ultimo atto. L’autore non si scompose minimamente. Improvvisò, seduta stante, l’atto mancante e, con i capelli arruffati, il colletto sbottonato, il sudore che gli colava sulla fronte e il fiato grosso riuscì a interpretare qualcosa di straordinario”.
Che cosa ne pensa, in proposito, il visconte Charles Spoelberch di Lovenjoul, il grande esperto e massimo conoscitore di tutto ciò che ha a che fare con l’opera di Balzac?
Comunque sia, dopo la morte dell’autore, avvenuta il 20 agosto 1850, gli eredi si accordarono con Adolphe d’Ennery e gli affidarono il manoscritto in questione. Quasi un anno dopo, Mercadet, l’affarista, ridotto da cinque a tre atti, andò in scena al teatro del Gymnase. I manifesti riguardanti la stessa serata indicano che negli altri teatri furono allestiti questi spettacoli: Il gioco dell’amore e del caso di De Marivaux all’Opéra-Comique; Raymond al teatro delle Variétés; Un cappello di paglia di Firenze di Labiche, novità assoluta, al teatro della Porte-Saint-Martin; Salvator Rosa in un’altra sede e così via. Un paio di giorni dopo, Mercadet andava in scena seguito da un atto unico dal titolo La marraine (La madrina), mentre, all’Opéra, veniva allestito il balletto La vivandière. Successivamente entrambi i titoli di questi testi sono stati riveduti.
La critica espresse opinioni molto diverse sulla nuova pièce. Il giudizio del critico teatrale del quotidiano Le moniteur universel è piuttosto severo: “Questa commedia, composta intorno al 1835, in un periodo in cui la collera s’impadroniva della Francia intera, era stata ritenuta, dall’autore stesso, irrappresentabile (Ma il critico da dove ha tratto una simile informazione?). I suoi eredi hanno sbagliato a pensarla diversamente”. Il critico aggiunge, inoltre, che Mercadet è una pura e semplice “imitazione del Robert Macaire ideato da Benjamin Antier nel 1823”, e per quanto concerne le modifiche apportate dal collaboratore di Balzac, che secondo lui “hanno reso la pièce a malapena sopportabile”, afferma che “Balzac vedeva e ritraeva la verità vera; le modifiche hanno invece messo in evidenza la verità teatrale, la verità convenzionale, la verità che piace al pubblico”.
All’opposto, Jules Janin, in Le Journal des Débats (dove oltre all’articolo dedicato alla pièce si trovano anche: un resoconto di un consiglio di guerra che si esprime sul complotto di Lione; una petizione dei liberali in cui si chiede la revisione della Costituzione; un articolo in cui si asserisce che “la Francia è calma, ma non ha il cuore contento né l’animo tranquillo”; un colloquio tra il re di Prussia e Francesco Giuseppe d’Austria) scrive una critica ditirambica: “Innanzitutto, riconosco appieno lo spirito vivo, l’insolenza e l’ingegnosa spavalderia di questa commedia che porta in capo un nome così prestigioso. È un testo riuscitissimo dall’inizio alla fine. Il pubblico l’ha applaudita con vigore e con eccesso. Ha fatto ridere e, al tempo stesso, ha fatto paura. I parigini si recheranno in massa ad assistere a questo spettacolo fuori dal comune; di una comicità inaspettata e di una verve inattesa; c’è molto di Balzac, in questo testo, e anche del vero Balzac; ci sono quindi molte sfaccettature”.
Non riporterò, qui di seguito, la lunga analisi fatta da Jules Janin per quanto concerne Mercadet e Honoré de Balzac, ma mi limiterò a citare un curioso aneddoto. Nel parlare del potere del denaro, Janin asserisce quanto segue: “La prima duchessa di Maillé, un giorno, disse alla figlia che si era tolta i guanti per dare uno scudo a un povero: “Figlia mia, rimettetevi i guanti: anche nelle mani più nobili, il denaro puzza”.
Jules Janin tesse le lodi degli interpreti: Geoffroy, nel ruolo di Mercadet, è semplicemente straordinario, e Lesueur, Landrol, Mornal e Anna Chéry, nelle restanti parti, non sono da meno.
Théophile Gautier, nella sua rubrica, narra che Balzac, dieci anni fa, gli aveva letto proprio Mercadet e che lo aveva fatto alla Maison des Jardies, dove il romanziere risiedeva all’epoca. “Nessuna rappresentazione”, dichiara Gautier, “potrà mai eguagliare quella lettura. Sul tono di voce dell’autore prendevano forma una serie di figure bizzarre: costumi, gesti, atteggiamenti, smorfie, si intravvedeva ogni singolo elemento”. Dopo un attento esame del testo, Gautier aggiunge: “La pièce è stata sfoltita e adeguata alle dimensioni sceniche dalla mano discreta e abile di Adolphe d’Ennery, ormai diventato un vero esperto in astuzie teatrali”.
Giovedì 22 ottobre 1868, la Comédie-Française includeva nel proprio repertorio l’opera di Balzac. Francisque Sarcey dichiarò quanto segue nella rubrica del lunedì da lui curata sul quotidiano Le Temps: “È un vero e proprio evento per il piccolo mondo drammaturgico questa ripresa del capolavoro balzachiano. Ritengo personalmente eccezionale il modo in cui Adolphe d’Annery ha saputo rimaneggiare l’opera originaria. Sono grato al direttore del teatro per non essersi basato, come alcuni letterati gli avevano consigliato di fare, sul testo primitivo del grande romanziere. La curiosità della serata stava quasi tutta nel vedere Edmond-François-Jules Got nel ruolo di Mercadet”.
Francisque Sarcey analizza l’interpretazione di Got e questo lo induce a studiare il personaggio creato da Balzac. Dopodiché, sottolinea la bravura degli altri interpreti: Febvre, Masset, Kime, Seveste, Guyon, Marie Royer, Granger e la signorina Dewinter, proveniente dal teatro dell’Opéra, dove faceva parte del corpo di ballo.
La stessa sera, negli altri teatri, si rappresentavano gli spettacoli seguenti: Le premier jour de bonheur (Il primo giorno di felicità) all’Opéra-Comique; il Don Pasquale al teatro des Italiens; La périchole al teatro delle Variétés. Nei giorni immediatamente precedenti, il teatro del Gymnase aveva offerto la prima rappresentazione di Suzanne et les deux vieillards (Susanna e i due vecchioni), atto unico di Henri Meilhac, mentre, il giorno successivo, il teatro delle Folies-Dramatiques rappresentava per la prima volta Chilpéric di Hervé.
I giornali, in quel periodo, si occupavano quasi esclusivamente di politica, soprattutto per quanto riguarda le elezioni generali che si sarebbero svolte l’anno seguente o per quanto concerne gli episodi avvenuti in Spagna che, due anni dopo, avrebbero avuto le conseguenze che sappiamo.
In un articolo di alcuni giorni fa mi chiedevo come mai Mercadet fosse stato prima accettato e poi rifiutato dal comitato di lettura della Comédie-Française, e facevo appello ai ricordi del visconte Charles Spoelberch di Lovenjoul, il grande esperto. Ho appena ricevuto una lettera, proprio del suddetto visconte Charles Spoelberch di Lovenjoul, che mi specifica quanto segue:
Gentile Adolphe Adérer,
Le spiego, qui di seguito, quella che ritengo la verità dei fatti riguardanti le due letture successive di Mercadet davanti al comitato della Comédie-Française.
Il 17 agosto 1848, Honoré de Balzac, in persona, lesse la sua pièce davanti a quell’areopago presieduto dal Signor Lockroy. Durante questa prima lettura, l’ultimo atto del testo fu soltanto “mimato” dal grande scrittore; di conseguenza, e nonostante l’accettazione dell’opera, si rese necessaria una seconda lettura di Mercadet che fosse completa e integrale.
La seconda lettura, tuttavia, non fu sicuramente fatta da Honoré de Balzac, poiché alla fine del mese di settembre era ripartito per Wierzchownia dopo aver indirizzato a Lockroy il seguente biglietto inedito che mi è stato recapitato da Alfred Régis, autore di alcuni interessanti studi, che ben conosciamo, sulla Rivoluzione francese:
Egregio Direttore,
Lunedì parto. Potreste chiedere al Signor Régnier di recarsi a casa mia domenica mattina? Vi prego anche di venire di persona a farmi visita, comunicandomi l’ora del vostro arrivo. Vi consegnerò una copia della pièce, con relative istruzioni, e potremo metterci d’accordo.
I miei ossequi.
Honoré de Balzac
Quali che siano state le conseguenze di quest’ultimo colloquio – ma chi può dire se sia avvenuto o meno? – Balzac lasciò Parigi senza che si fosse trovata una soluzione definitiva. Lo scrittore incaricò, dunque, il suo amico Laurent Jan di occuparsi, in sua assenza, di tutti i dettagli relativi alla messa in scena di Mercadet e, a questo scopo, gli rilasciò la seguente procura, la cui firma è sotto i miei occhi in questo momento:
Procura rilasciata da Honoré de Balzac
Io sottoscritto Honoré de Balzac dichiaro di aver conferito al Signor Laurent Jan pieni poteri per quanto riguarda la gestione delle mie opere. Egli si avvarrà dei miei diritti per definire la distribuzione dei ruoli, e per presentare o ritirare dalla scena le mie pièce. Potrà apportare tutte le modifiche, integrazioni o tagli che riterrà opportuni. Assisterà alle prove, distribuirà i biglietti delle prime rappresentazioni e consegnerà, agli stampatori, le bozze definitive per il visto si stampi. In conclusione, mi rappresenterà in tutto e per tutto.
Honoré de Balzac. Parigi, 19 settembre, 1848.
Da questo si evince che fu l’intermediario Laurent Jan ad effettuare le due letture, tenutesi il 14 e il 15 dicembre, del testo corretto e completo di Mercadet. Va ricordato, infatti, che Honoré de Balzac ritornò in Francia solo nel maggio del 1850, e cioè quattro mesi prima della sua morte.
Cosa successe durante queste due letture? Poiché il maestro non era lì presente per infondere negli animi, grazie al suo potere di convincimento, quell’imperturbabile fiducia che tutte le sue opere innegabilmente ispiravano, Mercadet fu molto probabilmente messo in discussione e, grazie a quel quinto atto letto per la prima volta, ricevette poi la dicitura “da sottoporre a correzione”. Tale decisione verosimilmente indusse Laurent Jan a ritirare interamente la pièce. Nella Correspondance di Balzac si possono, inoltre, leggere alcune lettere che egli stesso indirizzò, in quel periodo, alla sorella, a Laurent Jan e a Michel Levy, in cui l’autore specifica le varie fasi per cui passò l’opera, dal momento in cui fu ritirata dalla Comédie-Française al giorno in cui Balzac stesso morì.
Solo Edmond-François-Jules Got potrebbe rendere noti i curiosi dettagli di queste due letture successive di Mercadet. In proposito va ricordato che, alla Comédie-Française, Balzac voleva assolutamente affidare il ruolo del protagonista a Régnier che, con grande modestia, aspettò a lungo prima di accettare il ruolo, ritenendolo al di sopra delle sue capacità. Come se non bastasse, Augustine Brohan indirizzò a Balzac una lettera, che ho qui sottomano, in cui esprimeva tutto il suo dispiacere per non poter assistere alla lettura della pièce.
Le bozze di Mercadet, stampate dalla tipografia Lacrampe, da cui erano uscite anche le copie di La matrigna, furono corrette dall’autore stesso poco prima di partire per la Russia. Questo spiega la frase principale scritta da Balzac nel biglietto indirizzato a Lockroy.
Il ritiro dell’opera, tuttavia, ne aveva impedito la messa in vendita; di conseguenza, prima ancora della stampa vera e propria, fu distribuita la bozza definitiva. È proprio questa bozza a costituire la vera edizione originale dell’opera. Gli esemplari si contano sulle dita di una mano.
Va ricordato, infine, che Mercadet, durante la sua rappresentazione sul palcoscenico del Gymnase, sabato 23 agosto 1851, e non domenica 24 come erroneamente indicato dal programma di sala, rischiò di essere sospeso. La seconda replica, infatti, fu rimandata, e l’uragano fu scongiurato a fatica. Questi incidenti di percorso sono stati da me analizzati più approfonditamente a pagina 152 e seguenti della mia opera intitolata Un Roman d’amour. In seguito ai succitati fatti, la moglie di Honoré de Balzac manifestò una profonda irritazione nei confronti degli autori di alcune critiche poco favorevoli a Mercadet, tra cui quella di Mathorel de Fiennes, pubblicata sul quotidiano Le Siècle, e quella di Amédéé Achard, comparsa invece su L’Assemblée nationale, dove il critico firmava le sue Lettres parisiennes con lo pseudonimo di Alceste.
Inoltre, nelle sue lettere inedite indirizzate nell’agosto e nel settembre del 1851 al signor Dutacq, la moglie di Honoré de Balzac espresse tutto il suo scontento per quei critici che avevano manifestato un’eccessiva vivacità scrittoria.
Oltre al Mercadet, Balzac aveva preparato numerose altre opere teatrali, alcune concluse altre appena abbozzate. Quasi sicuramente verrà un giorno in cui tutti questi testi inediti finiti nel dimenticatoio saranno portati alla luce consentendo di giudicare, una volta per tutte e con cognizione di causa, le vere doti drammaturgiche dell’illustre romanziere.